Scritti, dipinti e poesie - Cane di Fonni
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Scritti, dipinti e poesie

Sebastiano Satta - Cani da battaglia -

Sardi mastini di gran possa, voci Nell’ombra formidabili, mastini Di quel buon sangue antico, che gli atroci Padri aizzaron contro i legionari: Alani d’Orzulè, barbaricini Doghi cogitabondi sanguinari: Cani di Fonni, vigili sui monti Deserti al passo dei rapinatori: Pugnace razza implacabile, pronti Sempre all’assalto, come l’aura lievi, Seguaci come l’ombra, negli orrori Delle notti ventose, tra le nevi, Soli compagni al nomade e al bandito: — Il bandito nel fiero odio tenace Richiama il suo fedel dogo nutrito Di strage: Murrazzànu, Sorgolino, Leone, Traïtor! ma più gli piace Il nome fratricida di Caino. Cani di tutta l’Isola, al pastore Presidio ed all’armento, dalle acute Zanne bramose a sradicare il cuore, Ecco: la Guerra suona la dïana, La Cacciatrice chiama le sue mute Alla gran caccia, come alla bardana. Ma si caccia altrimenti che nei freschi Querceti di Gallura e Logudoro, Qui cuor per cuore sia, cani sardeschi! Siate tremendi e prodi a gara a gara, Come in quel germinale, sul sonoro Lido di Quarto, in Capo Carbonara. O pastore d’Ogliastra, tu che calchi Primo gli ultimi ghiacci dell’Orisa, E ne sai tutti i venti e tutti i valchi, Grande un mastino d’Àrzana tu scaglia: Egli saprà cacciare in quella guisa Che sui dirupi, in mezzo alla battaglia. Egli tracci quell’un, che il tuo vicino Straziò innocente, e a lui cavi l’entragna Come all’agreste verro il buon mastino! Ecco ritorna. Pedra Liana ai raggi Del sol morente è un’ara: la montagna È rossa di garofani selvaggi. Aquile nere vanno incontro al sole, Alte divine; Gennargentu splende Nella gran sera cinta di viole. Torna il mastino d’Àrzana. — Alle porte Schiuse al duolo, una madre in nere bende Sta grande e fiera in un pensier di morte. — Verrà, Ogliastra, sanguinoso a bere Prima al tuo monte. Dagli a dissetarlo Tutte le vene delle tue scogliere, Ma non lavarlo, no! Sian rosse ed adre Le sue zanne di sangue, ché a mirarlo Gioja ne avrà quell’aspettante madre.

Francesco Cetti - il cane - (quadrupedi di Sardegna)

Mentre non è praticata la mischianza dell’asino, e del cavallo, un’altra ne praticano nel genere dei cani; per cui si forniscono d’un cane loro proprio, assai comune nel paese, che perciò non senza ragione potrebbe chiamarsi can sardo. Mischiano il veltro, e ’l can grosso. Ne risulta un composto in verità niente bello a vedere, anzi piuttosto offensivo colla vista di agilità, e di robustezza imperfette; è un cane mezzano, ove le dimensioni opposte del veltro, e del mastino si elidono scambievolmente; non vi si vede compiuta né la robusta quadratura dell’uno, né l’agile sottigliezza dell’altro. Ma senza la soddisfazione dell’apparenza, vi ritrovano riunite in un sol corpo la forza, la velocità, l’odorato, in minor grado è vero ciascuna, che non lo sieno ne’ loro originali, ma tutte in grado bastevole al bisogno. Ne risulta un grande risparmio di corpi, poiché un solo fa gli uffici di molti; onde il medesimo cane fa la sentinella alla casa, difende l’armento, trova la lepre, abbatte il cinghiale. Per quanto nondimeno si possa dire a favore di questi cani, non saranno mai giustamente gran cani, né per ora la Sardegna dee riporsi fra le isole nominate per cani. Potrebbe però esserlo un dì, poiché dall’attenzione d’alcuni a cultivarli, ci nascono in Cagliari cani di grande, e bella apparenza, che giungono a due piedi d’altezza, e si permutano per un bue; ma non sono comuni, e pochi se ne vede per il regno. Più degna di memoria è la spezie per conto della sanità; il terribile morbo della rabbia è molto raro fra essa. La cosa è tanto più singolare, quanto ognuno s’aspetterebbe l’opposto, dacché le cagioni di calore, e siccità, a che i medici attribuiscono più comunemente l’origine di infermità sì fatta, assai più regnano qui, che non altrove; s’aggiunga ancora il numero de’ cani a senso mio assai grande, e maggiore, che io altrove non vedessi. Ciò non ostante in un luogo di forse quattromila cani, in un soggiorno di oltre a otto anni, non intesi di cane sicuramente rabbioso, se non una sol volta, ed allora solo si vide il caso di idrofobi.  

Date

luglio 12, 2015

Category

I documenti storici